Conoscete bene, Venerabili Fratelli, quali e quante cure fin dall’inizio del Nostro Pontificato Noi ci siamo presi per ristabilire e ricomporre la situazione della Chiesa Cattolica in codesto nobilissimo Regno, e quale Accordo sia stato raggiunto, dopo lunga e faticosa trattativa, con la carissima Figlia Nostra in Cristo Maria Elisabetta, Regina Cattolica di Spagna.
E non ignorate con quale interesse e intensità abbiamo voluto che, tra l’altro, fosse previsto e sancito nel suddetto Accordo soprattutto che la Chiesa potesse apertamente fruire di tutti i suoi diritti, dei quali gode per la sua divina istituzione e per la sanzione dei Sacri Canoni, e che Voi tutti, rimosso ogni impedimento, aveste intera e piena libertà nell’esercizio dei doveri del Vostro ministero episcopale.
Ma, sebbene non dubitiamo che Voi, per la singolare fedeltà alla Chiesa e per la Vostra pastorale sollecitudine, porrete ogni sforzo, ogni energia e diligenza nel difendere la libertà della Chiesa e nel tutelare i Vostri diritti episcopali, abbiamo tuttavia ritenuto opportuno incoraggiarvi a perseguire tale fine. Perciò con questa Nostra Lettera, con profondo affetto del Nostro cuore, Vi confortiamo, Venerabili Fratelli, e con insistenza stimoliamo la Vostra scrupolosità e virtù e vigilanza episcopale affinché, in considerazione dell’ufficio che occupate e della dignità della quale siete insigniti, Vi sforziate di esercitare e difendere con fermezza, costanza e prudenza tutti i punti che sono stati definiti nell’Accordo soprattutto per affermare la incolumità della Chiesa e la libertà del Vostro ministero episcopale.
E poiché, data la Vostra sapienza, sapete benissimo quanto giovi al bene della Chiesa la concordia sacerdotale e fedele degli animi, delle volontà e dei pensieri, con energia Vi esortiamo nel Signore e Vi scongiuriamo perché tutti unanimi e con identici sentimenti reciproci cerchiate di comune accordo di adottare un medesimo ed unico metodo di azione per propugnare la causa e i diritti della Chiesa stessa e per esercitare liberamente tutti gli aspetti del Vostro ufficio e del Vostro sacro ministero episcopale in conformità di ciò che nell’Accordo è stato stabilito e sancito.
Ma affinché con maggiore facilità e vantaggio si rafforzino ogni giorno di più questa tanto necessaria concordia spirituale e l’identico modo di azione, non tralasciate, Venerabili Fratelli, soprattutto in queste circostanze, di scambiarvi per lettera i Vostri giudizi specialmente sugli affari di maggiore importanza, in modo che coloro tra Voi che sono insigniti della dignità arcivescovile, dopo essersi anzitutto informati reciprocamente e consultati con cura sulle questioni, informino diligentemente i propri suffraganei sulle decisioni prese, in modo che Voi tutti, animati da quello zelo religioso per il quale eccellete, abbiate un unico e medesimo metodo, grazie al quale con energie unite e concertato impegno possiate promuovere la maggior gloria di Dio, conservare integri e inviolati i venerandi diritti della Chiesa, provvedere alla salvezza delle anime, salvaguardare intatto il libero esercizio del Vostro ministero episcopale.
E poiché, Venerabili Fratelli, sapete perfettamente e avete verificato quanto copiosi e salutari frutti il popolo cristiano riceva dalle sacre Assemblee dei Vescovi, suggerite con tanto vigore specialmente dal Sinodo Tridentino, non trascurate, dopo che Vi siate reciprocamente consultati per lettera sulle questioni più importanti, di ristabilire con ogni impegno la celebrazione dei Concilii Provinciali da tempo interrotta costì a causa delle avverse circostanze, affinché, esaminate con cura le necessità di ciascuna Provincia e assunto e fissato un medesimo metodo di azione, siate in grado, con l’aiuto di Dio, per la Vostra singolare virtù, di ricercare con prudenza, cura e sollecitudine pastorale ciò che nei popoli affidati alla Vostra vigilanza è andato perduto, di ripristinare ciò che è stato trascurato, di ricostruire ciò che è stato infranto, di consolidare ciò che si è indebolito e di adoperarvi in ogni modo perché la nostra divina religione e la sua dottrina di salvezza ogni giorno di più si rinvigoriscano, fioriscano e prevalgano in codeste regioni.
E non tralasciate di convocare anche i Sinodi Diocesani, secondo la prescrizione del medesimo Concilio Tridentino, e di consacrare costantemente tutte le Vostre cure, i Vostri pensieri, i Vostri impegni, le Vostre riflessioni a che coloro i quali si sono dedicati al ministero divino, memori della propria vocazione, indirizzino il proprio modo di vivere secondo la regola dei Sacri Canoni e della disciplina ecclesiastica, e si distinguano per la severità dei costumi, la santità della vita e il pregio della dottrina salvifica, e offrano al popolo cristiano esempi di ogni virtù, adempiano con diligenza, sapienza e pietà i doveri del proprio ministero, e si dedichino con il più grande zelo alla salvezza delle anime. I sacerdoti si adoperino a che i giovani chierici, fin dai più teneri anni, siano tempestivamente plasmati alla pietà, alla virtù e allo spirito ecclesiastico e siano con somma diligenza istruiti nelle lettere e specialmente nelle sacre discipline, lontano da ogni pericolo di errore; a che i fedeli a Voi affidati siano sempre più nutriti di parole di fede e confermati per mezzo dei carismi della grazia, crescano nella conoscenza di Dio e camminino nelle vie del Signore e non si lascino mai ingannare e indurre in errore da parte dei fabbricanti di menzogna e dei cultori di dottrine perverse.
E poiché, come ognuno di Voi intende benissimo, non vi è nulla che tanto influisca sulla integrità della società civile e di quella sacra, quanto la retta educazione della gioventù, non desistete mai dal vegliare con estrema sollecitudine perché in tutte codeste scuole, sia pubbliche, sia private, sia trasmessa la vera dottrina cattolica e perché la gioventù sia accuratamente educata ai precetti della nostra santissima religione. Certo non Ci sfugge affatto, Venerabili Fratelli, a quali e quanto gravi angustie e difficoltà sia soggetto il ministero episcopale, soprattutto in questa così grande iniquità dei tempi, e non ignoriamo che Voi dovete intensamente affaticarvi e vegliare nell’adempiere tutti gli obblighi di codesto onerosissimo ministero. Ma nessuna fatica, nessuna molestia Vi distolga mai dal dovere del Vostro ufficio; anzi, fiduciosi nell’aiuto divino, operate con coraggio per la gloria di Dio e la causa della sua santa Chiesa e per la salvezza eterna degli uomini, avendo davanti agli occhi quella immarcescibile corona di gloria che dall’eterno Principe dei Pastori e stata promessa a chi è perseverante.
Mentre Noi siamo assolutamente certi che Voi con grande generosità soddisferete a queste Nostre attese, senza alcun dubbio nutriamo fiducia che la Nostra carissima Figlia in Cristo Maria Elisabetta, per la sua avita pietà, e che i suoi Ministri, considerando quanto la nostra santissima religione e la sua dottrina giovino alla prosperità e tranquillità dei popoli, Vi saranno di valido aiuto affinché possiate esercitare con successo e profitto tutti i doveri del Vostro ministero episcopale.
Frattanto non tralasciamo di rivolgere, nell’umiltà del Nostro cuore, fervide preghiere al Padre clementissimo delle misericordie e al Dio della piena consolazione, perché nell’abbondanza della sua divina grazia voglia sempre assistervi propizio e benedica le Vostre cure e fatiche pastorali, in modo che i fedeli affidati alla Vostra cura procedano degnamente graditi in tutto a Dio e producano frutti in ogni opera buona.
Come auspicio della protezione soprannaturale e pegno del Nostro ardente affetto verso di Voi, a Voi, Venerabili Fratelli, e a tutti i Chierici e Laici fedeli affidati alla Vostra pietà con grande amore impartiamo di cuore la Benedizione Apostolica.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 17 maggio 1852, nell’anno sesto del Nostro Pontificato.