Il Palazzo Mastai e Museo PIO IX

palazzo mastai antico

Antica stampa di Palazzo Mastai

La raccolta dei ricordi dei grande Pontefice Pio IX è custodita e conservata nel Palazzo dei Mastai-Ferretti, un antico edificio dall’aspetto imponente e di buona linea architettonica, la cui costruzione risale alla fine dei secolo XV assai prima che dinanzi a questo fabbricato sorgesse l’attuale Palazzo Comunale emetto, sembra, su disegno dei Vignola o Maurizio Oddi celebre architetto dei Duca d’Urbino, nel 1613; mentre la torre campanaria è dei 1644.

Durante il corso degli anni ha subito alcune modifiche e, dopo il 1930, all’epoca dei terremoto, per interventi di carattere antisismico, fu demolito il 3° piano, e tale è rimasto a tutt’oggi. Qui abitava sin dal 1557 la famiglia Mastai.

La Famiglia Mastai era originaria di Crema (nel Duomo di Crema c’è un monumento a Pio IX) e nel 1520 si era stabilita a Venezia.

Nel 1557, Giovanni Maria 10 Mastai, figlio di Francesco Mastai, da Venezia, ove la famiglia dimorava, venne a Senigallia, nei tempi famosi della Fiera Franca, per esercitarvi il commercio. Vi si stabilì sposando una certa Caterina Garibaldi che gli portava in dote, oltre ad alcune terre, la Casa che fu acquistata dal padre di Lei, Claudio Garibaldi e che da quel tempo divenne la dimora della Famiglia Mastai.

Nel giugno dei 1594 G. Maria Mastai fu aggregato all’illustrissimo Consiglio della Città, formato solamente da nobili.

Il 9 settembre 1653, Giovanni Maria 110 Mastai sposa la Contessa Ferretti Margherita, di Ancona.

Il Conte Angelo Ferretti di Ancona, morendo il 12 dicembre 1659, fece donazione a sua sorella Margherita, maritata a G. Maria 110 Mastai, e per essa al suo primogenito, dei suo palazzo in Ancona con tutti gli annessi e connessi, e cinque possessioni in Castelferretti. D’allora i Mastai aggiunsero al loro cognome quello dei Ferretti e presero il titolo di Conte, inquartando nel loro lo stemma dei Ferretti.

Il titolo di Conte ebbero poi nel 1705 anche come Mastai, titolo conferito a Giovanni Maria Mastai 1110, per sè e per i suoi all’infinito, dall’Altezza Serenissima di Francesco Farnese Duca di Parma, di cui il Mastai fu Gentiluomo di Corte.

LA PSICOLOGIA DI UNA VECCHIA CASA

La toponomastica di una città, scriveva il Cucchi nel 1946, fa parte della sua storia e della sua fisionomia estetica, consacrando la memoria di cittadini illustri, perpetuando la gloria di memorande imprese, rievocando la genialità di caratteristiche tradizionali. Il giorno in cui – sotto un’impressione spesso impulsiva, e coi pretesto di glorificare un avvenimento ordinariamente di scarsa importanza – si ha fretta di cambiare il nome di una vecchia strada, si viene a togliere alla città un poco dei suo volto antico. Da tempo in Italia, in mania di imporre nuovi nomi continua ad allarmare, perché minaccia di travolgere venerande memorie, riducendo la Patria nostra al livello delle città americane, senza storia.

Ma tale sorte non era riservata in Senigallia, alla Via Giovanni Maria Mastai, dove sorge la Casa natale di Pio IX, la più fulgida gloria cittadina. Nereggia il vetusto edificio, costruito senza pretese stilistiche, nel centro dell’abitato, verso la fine dei secolo XV.

Eloquente, nella sua brevità, è l’epigrafe che si legge nel prospetto: A PIO IX – QUI DOVE IL XIII MAGGIO MDCCXCII – EGLI NACQUE – RESE OMAGGIO IL MONDO CRISTIANO – NEL I CENTENARIO.

Ma ben più forte dei biancheggiante marmo, parlano al visitatore quei mattoni anneriti, quelle pietre corrose dal tempo, quelle morte cose che sopravvivono agli eventi, portandone la fisionomia grave, dolorante: Quale il padrone tale la casa.

Questo proverbio, che piacque anche a Victor Hugo, torna vero dallo svolgimento delle linee psicologiche di quell’edificio, che i Mastai abitarono signorilmente per lunga serie di generazioni, e nel quale gelosamente si conservano i più suggestivi cimeli.

Nessun monumento pubblico ha elevato ancora al suo glorioso Figlio la Patria immemore … ma non Importa. Si quaeris monumentum circumspice, o come diceva Agasilao, re di Sparta: ” E’ meglio che si dica: “Perché non gli hanno eretto un monumento?” anziché: “Ma perché gli hanno eretto un monumento?”. Tutto qui ricorda il Nome e le glorie del munifico Concittadino, tutto celebra la sovrana sua munificenza: dalla Cattedrale, alle varie chiese costruite, alle tombe gentilizie nella Chiesa di S. Maria M.; dallo Stabilimento, ai Ginnasio Pio, arbitrariamente oggi spogliato dell’augusto suo nome. Ma ciò che, meglio di qualsiasi cosa, raccomanda all’affetto dei Senigalliesi è la Casa paterna, che Egli – come poeticamente dice una classica iscrizione dei Prof. Picciola di Trieste, sovrastante all’ingresso del primo piano – ripensò con tenerezza accorata, dai fastigi luminosi del soglio.

Quella casa storica ha un che di sacro, perché su di essa si posò, lo sguardo della Provvidenza, quando volle in una creatura umana far risplendere di bagliori sovrumani l’eccelsa dignità papale e quasi incielare la Chiesa. Fu l’Eletto, che qui vide la luce, che quando cessò di essere re della terra, sembrò trasfigurarsi, come il Cristo, irraggiato dal potere assoluto e sconfinato di sovrano delle anime. E fu pur Lui che giganteggiò sul cielo della Patria nell’ora epica del nostro Risorgimento; e fu poi, martire nel cuore, quando alla grandezza dell’Italia non poté, non volle sacrificare la propria coscienza immacolata inflessibile.

Nei limiti consentiti dall’eccelsa sua posizione, Pio IX, cooperando all’esodo dello straniero, amò veramente l’Italia.

Oh, se il mondo sapesse il cuor ch’Egli ebbe!

?Tuttociò che ha di fascinante la gloria, tuttociò che ha di commovente l’angoscia, tuttociò che ha di sovrumano il martirio, è un solo indistinto fremito che attraversa l’anima innanzi alla vetusta sacra dimora, in cui, sotto la guida sapiente della cara Genitrice, il Giovinetto Mastai imparò ad amare ed a soffrire.

Entriamo là, non solo con ispirito di turisti, ma sopra tutto con cuore di credenti: piamente, pensosi con animo commosso. Rivivere le memorie di Pio IX, là dove fu la sua casa, ispira il sentimento di quell’arcano, che le cose, già dominio di uomini illustri, racchiudono ed alitano intorno. Sembra qui, che più dell’ombra di questi, più della loro orma, veramente aleggi ancora la presenza del loro spirito.

La vecchia Casa non dorme in gelida ombra di Museo. Vi si conservano amorosamente la Culla, le fasce, il letto, gi’indumenti, i vasi sacri e tanti altri preziosi cimeli.

Tutti elementi di meditazione e di pensare severo. Infelice chi non sente nulla di simile! Voi potete insudiciare, o incoscienti, l’epigrafe storica, ma non potete cancellare il Nome di quel Grande che è scolpito su quelle pareti, e molto più nelle pagine della storia, e presto, speriamo, sarà scritto nell’Albo dei Santi.

Al primo o ” piano nobile ” si accede salendo uno scalone di pietra calcare che con il suo aspetto offre un indice di maestosità; e alle pareti, alcune stampe di manifesti ed avvisi di vario genere ricordano il periodo dei governo pontificio sotto PIO IX. UN DISEGNO SINTETICO di ALBERO GENEALOGICO indica la discendenza dei Servo di Dio Papa PIO IX. la sua Effigie in una stampa di altra epoca mostra un volto sorridente e pensoso nello stesso tempo, e di tale atteggiamento, nella sua brevità ne fa cenno la lapide murata sopra la porta d’ingresso al primo piano:

PIO IX

PONTEFICE MASSIMO

DAI FASTIGI LUMINOSI DEL SOGLIO

RIPENSO’ CON TENEREZZA ACCORATA

QUESTA SUA CASA PATERNA

CHE IL CONTE DI BELLEGARDE

LA CONTESSA CRISTINA MASTAI FERRETTI

DI BELLEGARDE – PRONIPOTI

VOGLIONO ADDITARE ALLA RIVERENZA

DEL MONDO – 1892

In una custodia di cristalli, donde i ricordi gentili esalano come profumi, riposa, adorna di trine, l’azzurra culla su la quale l’infante fu portato al sacro Fonte, oggi fulgido di ori e di colori, nella gloria dei Battistero rinnovellato. Accanto al candore dei ricami della culla, rosseggia la porpora cardinalizia, che ricorda la sede episcopale di Imola.

Si osserva, in un’altra vetrina, il modesto servizio da tavola usato dal Pontefice, quando, nel viaggio trionfale dei 1857, a traverso i suoi Stati, fu per tre giorni ospite nell’avito Palazzo. Da una parete pende un quadro in cui, a lettere d’oro, si leggono, entro un elegante fregio, le parole dei famoso Decreto d’Amnistia dei 1846. Sotto il documento, l’epigrafe: Pio IX – mandò queste parole dal Vatícano – a consolare i suoi popoli – I Sinigagliesi – le portano ora con le benedizioni del mondo -nella Casa ov’Egli nacque.

Si conserva altrove il letto di ferro, dove egli nacque, mentre oggi si ammira il letto dalle coltri di damasco e dalle cortine di seta rossa, sul quale il Papa riposò durante la permanenza fra i Suoi nel maggio 1857. Lo avea portato da Roma a Senigallia, per quel suo sonno, nel luogo stesso ov’era spirata la diletta genitrice. Una iscrizione ricorda questa camera come quella appunto nella quale, il 13 maggio 1792, emise il primo vagito Colui che sarebbe stato un giorno chiamato Pio IX, le cui amabili sembianze rivivono nel quadro radioso, che il pennello dell’americano Healy seppe magistralmente colorire per la gioia dei posteri.

CAPPELLA GENTILIZIA

Entrando, a sinistra dello scalone, si ha subito la sensazione di trovarsi in un- ambiente che invita particolarmente a vivere degli istanti di profondo raccoglimento. Ai tempi di PIO IX le dimensioni della Cappella erano meno vaste, data l’esistenza di un corridoio laterale di comunicazione con la Camera natale dei Pontefice. Una successiva trasformazione consentì di modificare e di ampliare il pio oratorio, dove abitualmente convengono visitatori e si ospitano ritiri spirituali minimi.

Sulla parete di fondo vi è la bellissima Madonna detta dei Sassoferrato inserita in una artistica cornice marmorea, scolpita da Tecchi di Fano.

L’immagine è stata donata da PIO IX ai suoi familiari che accompagnò il prezioso dipinto con questa lettera:

Caro nepote Luigi,

nelle scale di casa Mastai si vede un quadro scuro, antico, che altra volta ha rjppresentato una Immagine della SS. Vergine, ma oggi non rappresenta altro che un fondo bu;’o, simbolo della presente sconvolta società.

Invierò un altro quadro ove è visibilissima l’immagine suddetta dipinta ad instar di quella di Sassoferrato, e bramo che sia surrogato alla vecchia Immagine facendo intorno modesti ornamenti.

Il conte Ercole, seniore, si fermava sul primo scalino, e recitava una o due Ave Marie. ” inspice et fac secundurn exemplar “. Siamo in tempi ne’ quali e necessario non solo di rinnovare le Sacre figure, ma molto più di rinnovare lo spirito.

Questa nuova figura di María SS. servirà per qualche pellegrinaggio in miniatura.

Nei sabati e in certe feste è bene di accendere una lampada.

PIUS P. P. IX “.

… Servirà per qualche pellegrinaggio in miniatura … “; c’è tutto il sapore di una profezia che da decenni sta realizzandosi!

In questa Cappella Pio IX celebrò la S. Messa la mattina del 29 maggio 1857 prima di riprendere il suo viaggio verso Fano – Pesaro – Bologna.

In questo recondito santuario domestico, dice sempre il Cucchi, ove sembra che aleggi ancora lo spirito immortale dei S. Padre, è bello pregare.

Da una parete, tende le braccia una rozza croce, che il giovane Mastai, reduce dalle Missioni dei Cile, portava sempre seco, per le vie della Città, negli anni dei suo fecondo apostolato giovanile.

Quanti ricordi dei Grande Concittadino tra queste storiche mura!

Il numero dei visitatori, italiani e stranieri, come apparisce dalle firme dell’Albo, va di anno in anno aumentando, perché, malgrado qualche nota stonata, che talvolta stride nell’armonioso concerto delle lodi,

la memoria di Pio IX, anziché languire coi tempo, sembra acquistare venerazione tanto maggiore nel mondo, quanto più gli animi, alla luce della storica verità, vanno serenamente emancipandosi dalle infeconde passioni politiche.

IL PALAZZO MASTAI – FERRETTI OGGI

Oggi il Palazzo Mastai b di proprietà della Curia di New York (acquistato con Atto Notarile Dr. Domenico COSTANZI dei 3 Agosto 1909, Rep. n’ 1241 – (l’originale è presso l’Ufficio Amministrativo, Curia Vescovile di Senigallia) .

Detto Palazzo venne concesso in “Enfiteusi perpetua – a favore della Postulazione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione dei Servo di Dio Pio IX, con Atto Notarile Domenico COSTANZI, dei 10 Aprile 1911, Rep. n. 1928 (l’originale è presso l’Ufficio Amministrativo, Curia Vescovile di Senigallia).

Attualmente, e precisamente dal 10/9/1974, l’uso di detto Palazzo è stato ceduto e trasferito alla Diocesi di Senigallia con Lettera – Dichiarazione dei Postulatore della Causa di Beatificazione dei Servo di Dio PIO IX, Mons. Antonio PIOLANTI.

Il Palazzo Mastai è a tutt’oggi la Sede del:

  1. Museo PIO IX, aperto nel 1892 (centenario della nascita di Pio IX), chiuso per terremoto nel 1972: restaurato ed arricchito di preziosi cimeli e solennemente riaperto l’8/2/1976;
  2. Centro Cattolico di Cultura e di Promozione Sociale, aperto e funzionante sino dal 1974;
  3. Pinacoteca d’Arte Sacra Diocesana, aperta il 19/12/1976.

Inoltre il Palazzo Mastai è la Sede dei Centro Studi Pio IX e dei Comitato Pio IX: queste due Istituzioni hanno lavorato con molto zelo ed iniziative varie, specialmente in quattro occasioni:

  • 1946: Centenario della elezione di Pio IX a Sommo Pontefice: di questo avvenimento è stata pubblicata una Rivista con 15 numeri dall’ottobre 1945 al dicembre 1946.
  • 1957: Centenario della Fondazione dello Stabilimento PIO. La grande Mostra Iconografica di Pio IX (1857 – 1957) è stata illustrata su Voce Misena dei 5 e 18 Maggio 1957 e dei 10 Giugno 1957.
  • 1973: Il Convegno Nazionale di Studio su Pio IX. Di questo Convegno furono pubblicati (con il concorso dell’Opera Pia Mastai-Ferretti) gli ATTI.
  • 1977/78: Centenario della Morte di Pio IX, tra le imponenti iniziative di queste celebrazioni, vi è stato il /lo Convegno di Studio su Pio IX e ne sono stati pubblicati gli ATTI; anche per questa pubblicazione vi è stato il contributo dell’Opera Pia: copie dei libro si trovano presso il Palazzo Mastai.

RIAPRE IL MUSEO PIO IX (Febbraio 1976)

Nel maggio dei 1974, uno dei più preziosi soffitti dei piano nobile dei palazzo Mastai, parte a causa dei terremoto dei 1972 e parte a vetustà delle intelaiature, cadde improvvisamente e gli altri subirono visibili lesioni e furono dichiarati pericolanti.

Le suore Poverelle, custodi dei palazzo, decisero di lasciare l’edificio non potendo sostenere l’onere dei restauri.

La diocesi chiese l’intervento della Postulazione della causa di beatificazione di Pio IX a Roma, enfiteuta dell’edificio: la Postulazione rispose che anch’essa non aveva la possibilità di sopportare il gravame dei lavori, e pregò la diocesi di Senigallia di assumersi il carico delle riparazioni, cedendo da parte sua l’uso perpetuo dei palazzo alla diocesi: e così avvenne attraverso atti ufficiali che si conservano in curia.

Il vescovo incaricò alcuni sacerdoti e tecnici per

studiare un piano di risanamento e perché si redigesse una perizia per i restauri di tutti i soffitti pericolanti. La stima dei lavori venne redatta dall’ing. Natale Girolimini e geom. Giuseppe Catone il 16 febbraio 1975. In data 30 maggio 1975 la soprintendenza ai monumenti delle Marche approvò i lavori da eseguirsi: lavori che ebbero inizio il 28 luglio 1975 e terminarono il 17 gennaio 1976.

Gli ingenti lavori di restauro ripresa degli stucchi e delle pitture, lavori di ornamentazione e tinteggiatura, ecc. hanno comportato una spesa di lire quattordici milioni.

Per il 7 febbraio, 981 anniversario della morte di Pio IX, ì quadri, i mobili, i cimeli, le stampe, gli arazzi, i medaglieri e tanti altri oggetti di grande valore storico, religioso ed artistico sono stati nuovamente sistemati e con molta più cura, nei locali restituiti all’antico splendore: sì ritorna quindi a vedere tutte le memorie che riguardano la famiglia Mastai e sopratutto la persona la vita e l’opera di Pio IX, le tele dei Bronzino, dello Schiavone, dei Caracci, dei Batoni, dei Romanino, dello Spagnoletto, di Fra Bartolomeo, dei Bassano, dei Feti, dello Zuccari, dei Podesti, dei Heaiy, dell’Anastasi, ecc.

Si ammirano soprattutto nuovi capolavori che hanno arricchito il museo donati dalla munificenza dei conti Augusti Arsilli, dalla signora Cristina De Bellegarde, dal prof. Renato Calò, ecc.

Questo edificio, sacro alla storia, all’arte e alla fede, deve tornare un centro di irradiazione per ì cittadini di Senigallia e Diocesi, e tutti debbono sentire la morale obbligazione di visitarlo, custodirlo e sostenerlo.

Nel 1978 Mons. Mencucci e il Comm. Giuseppe Catone hanno pubblicato:

IL PALAZZO MASTAI
SENIGALLIA
Guida Storico-Artistica. pp. 160

MencucciA., “Pio IX e Senigallia” – Editrice Fortuna, Fano , 1993, pp. 7

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