Abbiamo inviato i nostri Inserti Mensili su Pio IX a S.E. Mons. Capovilla, chiedendogli anche un suo scritto per illustrare la venerazione di Papa Giovanni XXIII verso Pio IX. L’Ecc.mo Presule ci ha inviato una sua preziosa lettera e l’articolo sulla profonda devozione di Papa Roncalli a Papa Mastai, memorie che pubblichiamo.
“Reverendo Monsignore Angelo Mencucci, vice presidente Comitato Pio IX, Senigallia, ho letto a verbo ad verbum i sette Inserti de La Voce Misena sul bicentenario della nascita di Pio IX, con esultanza, trepidazione e fiducia. I fondi redazionali, scaturiti dalla fede e dalla devozione, dalla mente e dal cuore di lei, meritano il plauso e il consenso di tutti gli ammiratori del Papa Marchigiano per la chiarezza, la forza persuasiva, la sincerità, l’ardore mistico di cui sono pervasi. Per chi nell’intimo è già convinto dell’opportunità di mettere “la lucerna sul moggio” (mt 5, 15) non occorrono ulteriori elaborazioni; per chi teme le reazioni scomposte del mondo laico, i tempi non saranno mai maturi”.
Nel corso delle celebrazioni centenarie dell’unità d’Italia, l’11 aprile 1961, ricevendo in udienza il presidente del consiglio, on. Amintore Fanfani, Giovanni XXIII, con meraviglia dell’ambiente stesso Vaticano, esaltò esplicitamente Pio IX: “… Ad osservare con attenzione serena il corso degli avvenimenti del passato più o meno lontano, torna bene il motto: La storia tutto vela e tutto svela. Ai figli d’Italia, per cui negli anni più accesi del movimento per l’unità nazionale certa letteratura, alquanto scapigliata, fu motivo di turbamento, non può sfuggire che astro benefico e segno luminoso, invitante al trionfo del magnifico ideale, fu papa Pio IX, che lo colse nella sua significazione più nobile e, da parte sua, lo vivificò come palpito della sua grande anima così retta e così pura. Tutto il resto di quel periodo storico fu, nei disegni della Provvidenza, preparazione alle pagine vittoriose e pacifiche dei patti Lateranensi, che la saggezza di un altro Pio, dal motto felicissimo Pax Christi in regno Christi avrebbe segnato a celebrazione finale della vera e perfetta unità di stirpe, di lingua, di religione, che era stato il sospiro degli italiani migliori” (SD, 111, 205).
Subito dopo quell’incontro, nel prendere visione dei primi commenti di agenzia stampa, Giovanni XXIII annotava nella sua agenda personale:
“Giornata solenne. Visita del Capo del Governo prof. Amintore Fanfani a Papa in forma ufficiale, anche in commemorazione del centenario dell’unità d’Italia. Tutto riuscì bene: con dignità, con saggezza, con discrezione per il mio indirizzo, circa il quale mi attendo dalla stampa d’opposizione ben altro trattamento. È la prima volta, dopo un secolo, che viene dal Vaticano una parola di compiacimento in buona aria cristiana, circa l’unità d’Italia come hanno compiuto e ormai senza rimpianti. Due cose bene intese: la storia tutto vela e tutto svela e il richiamo dei Patti Lateranensi: dunque di Pio IX (1848) a Pio XI (11 febbraio 1929). Questo è un altro passo felice nel cammino della santa chiesa. Sic semper Deus me adiuvet. Così Dio mi aiuti sempre “.
Strano a dirsi: nessuna reazione irritata da parte della stampa laica sul richiamo di Pio IX, nessun risentimento da parte di chicchessia.
Prima di quella data e dopo, Giovanni XXIII, nei suoi discorsi e nelle sue conversazioni pastorali, fece pubblicamente il nome di Pio IX non meno di cinquanta volte.
Nei miei appunti trovo annotato un lamento del Papa sulla critica di un incontentabile prelato italiano, convinto che i cattolici stessero per scivolare all’incontro e all’abbraccio di ideologie aberranti: “Direi a quel vescovo: le virtù teologali e cardinali sono sette. Lei ne ha cinque. Le mancano carità e prudenza”. Notevole il panegirico (tale può definirsi) che Giovanni XXIII fece di Pio IX alla festa dell’Immacolata 1960 a Santa Maria Maggiore: “In questo 8 dicembre, che tutti gli anni ricorda la solenne e più che centenaria proclamazione del dogma soave e luminosissimo dell’Immacolata il mio pensiero corre spontaneo a colui che di esso fu voce autorevole, infallibile oracolo. La soave figura del mio predecessore Pio IX, di grande di santa memoria, mi è particolarmente venerata e cara, perchè egli nutrì per la Vergine un amore tenerissimo e si applicò sin dai giovani anni allo studio ed alla penetrazione del privilegio dell’immacolato concepimento di Maria santissima”
Richiamava poi il ricordo del mosaico dell’Immacolata della cappella del coro della Basilica Vaticana: “È appunto questa immagine, così nobile ed imponente, che Pio IX con incomparabile solennità incoronò 1’8 dicembre 1869 in occasione dell’apertura del Concilio Vaticano I. Ed è motivo di tenerezza e di spirituale compiacimento per il mio spirito il ricordo viva di aver assistito, mezzo secolo dopo la definizione dogmatica, esattamente 1’8 dicembre 1904, e di aver seguito coi miei occhi di sacerdote novello, il gesto di Pio X, che rinnovava l’atto dell’incoronazione con un serto più splendente di gemme preziose, raccolte dalla pietà mariana da tutti i punti della terra.
Questo breve excursus storico mi riconduce alla mitissima figura del pontefice Pio IX. La luce di Maria immacolata posata sopra di lui mi fa com
prendere il segreto di Dio nel servizio altissimo e santo che egli diede alla Chiesa. Trentadue anni di pontificato gli permisero di toccare tutti i punti della cattolica dottrina, di volgersi paterno e suadente ai figli suoi del mondo intero per un richiamo sollecito, affettuoso, instancabile di disciplina, di onore, di coraggio, in faccia alle accresciute difficoltà, agli attacchi velati o aperti, alle sfide gettate alla religione, proprio allora quando da persone di alta fama si proclamava moribonda o già morta.
Pio IX seppe contro speranza credere alla speranza (Rm 4, 18), e tenere radunato, con incrollabile fermezza e infinita amorevolezza, il gregge spaurito e incerto; e così mite che egli era, non ebbe timore davanti alle macchinazioni tenebrose delle sette, non vacillò di fronte alle opposizioni, non indietreggiò in faccia alle calunnie.
La sua figura si leva alta e indicatrice davanti a me e mi propone la via giusta. Io ci tengo, con l’aiuto di Dio, ad imitarlo e lo imiterò nel proseguire il mio apostolico ministero: con calma, con mitezza, con inespugnabile pazienza, ardore di speranza e di vittoria spirituale, qualunque cosa mi accada. I1 volgersi delle circostanze di umane convenienze, talora propizie, tal altra avverse o silenziose alle mie intraprese, non potrà né esaltarmi oltre misura, né deprimere le mie energie, che contano sopra tutto su l’intercessione della Madre Immacolata di Gesù, mater Ecclesiae, madre della Chiesa e madre mia dolcissima”.
Dalla devozione di Pio IX per l’Immacolata, veniva spontaneo a Giovanni XXIII riallacciarsi al fervore di iniziative nell’attesa del Concilio Vaticano II: “Due anni or sono, la mia voce tremava di commozione al primo annuncio del Concilio, ed ha suscitato sempre maggior zelo di partecipazione e di interesse all’evento, ormai avviato con ritmo costante e sicuro, così da corrispondere sempre meglio all’ispirazione del mio cuore e all’ansiosa attesa del mondo cristiano. […] I1 Concilio Vaticano II non è ancora aperto ufficialmente, ma il lavoro preparatorio, che comporta la elaborazione dell’immenso materiale già proposto allo studio delle dieci commissioni, è in assetto di attività ed è già inizio di Concilio. Leggevo ieri nel breviario le parole di Isaia profeta: “ini consilium: coge concilium”. Dacci un consiglio, prendi una decisione (Is. 16, 3). Esse sono già in esecuzione. E sopra questo lavoro, posto sotto gli auspici di Maria Immacolata, come mi sembra ben armoniosa e cara la voce di Pio IX, a cui quella del suo sesto successore umilmente ma fervidamente fa coro: Tu, o madre dell’amore, della conoscenza e della santa speranza, regina e difenditrice della Chiesa, ricevi nella tua materna fede e tutela noi, le consultazioni nostre, e impetraci con le tue preghiere presso Dio, che siamo sempre di un solo spirito e di un solo cuore” (DMC, 111, 71-80).
Sono sprazzi di oratoria pastorale, scintille scoccate da un cuore ardente; cuore di chi credeva a ciò che diceva. Rileggere e rimeditare questo panegirico gioverebbe anche ai sapienti (in nessun modo vorremmo mancare di rispetto), ma freddi costruttori di sillogismi e di teoremi. L’ora di Pio IX vuol forse scoccare con l’apertura dell’anno santo imminente. Dio voglia.
A1 caro mgr. Mencucci e collaboratori, il mio cordiale e riconoscente ossequio fraterno.
† Loris Francesco Capovilla
Mencucci A. , Brunetti M. (a cura di), Atti senigalliesi nel Bicentenario della nascita di Pio IX, Senigallia, 1992, pp. 245-248