Il seminario Pio di Roma e la diocesi di Senigallia

Tra le innumerevoli e felici istituzioni pastorali di Pio IX, si ricorda particolarmente il Seminario Pio. La nuova fondazione è legata sia alla preparazione della definizione dei dogma della Immacolata Concezione, che sarà la Protettrice di questo seminario, sia all’obolo di San Pietro. L’obolo di San Pietro ha avuto inizio nell’esilio dei papa a Gaeta e, pervenendo le offerte generose da tutto il mondo, Pio IX ebbe allora l’idea di servirsene anche per la istituzione di un seminario, che raccogliesse i chierici dello Stato Pontificio. Egli stesso, nella bolla Cum Romani Pontificesdei 28 giugno 1853 dichiara di averne deciso la fondazione “ubi primum” fossero terminate le vicissitudini dei suo esilio “nulla interposita mora “.

Difatti l’anno seguente al ritorno dei papa a Roma dall’esilio esattamente nell’agosto dei 1851 si iniziano i lavori 2. La Civiltà Cattolica nella cronaca romana dei primi di giugno 1852 ne dà questa notizia “Non vogliamo tacere di un Istituto meditato e promosso dal Santo Padre a fine di avvantaggiare l’educazione scientifica e religiosa dei Clero di tutto lo Stato, ciò che vale il medesimo che procurare nuovi aiuti alle nostre popolazioni, onde si migliori la pubblica moralità e sì ravvivi il lume della Fede. Questo Istituto è il nuovo Collegio delle provincie, che dovrà allogarsi nella stessa casa di S. Apollinare, ove ha sede il Seminario diocesano di Roma “.

Tra le tante calunnie di cui il bersaglio era il cardinale Antonelli sia da parte dei liberali sia da parte dei cattolici c’era anche questa che cioè egli avesse influito su Pio IX per l’inserzione del Seminario Pio nello stesso palazzo di Sant’Apollinare come una vendetta contro il Seminario Romano, da dove il giovane Antonelli era stato dimeSS04. Invece il Seminario Romano non è stato diminuito di nessun ambiente ed anzi si è accresciuto con la costruzione di due piani nella facciata e con l’ampia biblioteca. Si legge tuttora nei vecchi locali di via della Scrofa 70, questa iscrizione statutaria: “Anno rep(aratae) Sal(utis) 1853 Adsertor doctrinae et pietatis christianae ad provedendum inter suae ditionis Sacerdotes idem pietatis studium ed doctrinarum magisterium, Seminarium quod a nomine suo Pium appellari voluit, ad leges quae infra scriptae sunt, constituit dotavit ” .

“E’ sempre stata – si legge all’inizio della citata lettera apostolica Cum Romani Pontifices – sollecitudine ‘dei Sommi Pontefici Nostri Predecessori promuovere per il bene della comunità cristiana e civile l’incremento di ottimi studi”. Ciò è particolarmente necessario “hisce praesertim asperrimis temporibus” e per questo fin dal principio dei suo pontificato egli si era proposto di fondare un istituto per per la formazione dei clero a Roma. Il nuovo seminario è riservato ai giovani ditionis pontificiae cioè delle diocesi dello Stato pontificio. Ognuna delle 68 diocesi deve inviare un suo alunno; Senigallia, sua patria, ha il privilegio di inviarne due 1; il Santo Padre riserva a sé la nomina di uno, cosicché l’istituto sarebbe dovuto essere composto di 70 alunni; le diocesi unite inviano gli alunni a vicenda.

Il Seminario Pio è posto sotto la protezione della Vergine Immacolata e di San Pio V papa. Nel ricordo dei vecchi alunni si richiama: E’ Pio IX, che visitava Il suo seminario e ripeteva spesso: “Siate devoti dell’immacolata perché è Lei che mi ha ispirato questo nostro Seminario”.

Il seminario viene aperto il 15 ottobre 1853, presente anche il computista Persiani, che poi in una monografia riferirà tutti i particolari demll’avvenimento. Il pieno numero di 70 alunni doveva raggiungersi in tre anni e si stabilisce di chiamare prima gli alunni delle diocesi suburbicarie, e dove il vescovo è un cardinale; seguono quelli delle diocesi arcivescovili e infine quelli di tutte le altre in ordine alfabetico. Al primo anno si arriva a 29 alunni. Nel 1854 ne entrano altri 18 e nel 1855 altri 24, mentre ne escono 11, tra i quali anche un morto, Corpucci di Sabina. Nel 1856 ne entrano 7 con il totale di presenti 65. Il numero stabilito non viene mai raggiunto. Il massimo, numero viene raggiunto nel 1858 con 68 alunni.

Il papa Pio IX il 28 febbraio 1854 si reca a visitare questi primi arrivati, che lo accolgono fra le acclamazioni e poi nella nuova biblioteca sono ammessi al bacio dei piede. Il 5 maggio dello stesso anno, festa dei Patrono San Pio ed onomastico dei Fondatore, si tiene una solenne accademia, alla presenza anche di Il cardinali. Il seguente 18 dicembre si tiene un’altra solenne accademia per la definizione della Immacolata Concezione.

Pio IX ripete le sue visite all’istituto: il 30 settembre 1859 è alla Villa Santucci a Monteverde ed un’a!tra ancora il 17 ottobre 1868. Udienze poi in Vaticano vengono concesse agli alunni frequentemente. Nella ultima udienza, concessa nel marzo 1875, viene offerto un calice al papa, che ne prende occasione per parlare delle sue amarezze e conclude: “Ma non siamo ancora al fondo; il fondo lo berranno i peccatorì” .

Primo rettore, eletto con biglietto della Segreteria di Stato, è il padre maestro Francesco Gaude, procuratore generale dei Domenicani e professore di teologia dogmatica alla università romana. Il primo vicerettore è il padre Antonìo Paoli lucchese della Congregazione della Madre di Dio. Il primo padre spirituale è don Calisto Giorgi imolese, canonico della patriarcale basilica liberiana.

Elevato il Gaude alla sacra porpora, il seminario viene affidato a padre Tosa, che rimarrà rettore fino alla morte, avvenuta il 15 novembre 1891. Nel tempo dei suo rettorato muore Pio IX e viene eletto papa Leone XIII, che pure concede frequentemente la udienza all’istituto, che egli ammira per la grande formazione letteraria, filosofica e teologica dei seminaristi. Succede al padre Tosa monsignor Luigi Canestrari, al cui tempo avviene la nomina dei primo cardinale dei Seminario Pio in persona di monsignor Domenico Svampa, vescovo di Forlì, nominato arcivescovo di Bologna.

Quarto rettore, dopo Gaude, Tosa e Canestrari, è eletto, per rinuncia dei Canestrari stesso, monsignor Tito Maria Cucchi, che era stato al Seminario Pio come chierico di Senigallia, ove era ritornato al termine degli studi secondo il giuramento, ma che era stato richiamato da Leone XIII a ricoprire la cattedra dei Luoghi Teologici nell’Ateneo di Sant’Apollinare. Giovanni Bucci, nel suo celebre libro La fascia paonazza, dà un quadro della vita seria, severa e serena al tempo di questo rettorato, nel ricordo particolarmente della gita a Pompei e a Monte Cassino, pagata dai Cucchi con il ricavato delle sue predicazioni- Al suo tempo si ricorda il secondo cardinale dei Seminario Pio nella persona dell’arcivescovo di Ferrara monsignor Pietro Respighi, creato vicario di Sua Santità.

Ouinto rettore è monsignor Giulio Serafini di Orvieto. Nel suo tempo si ha il terzo cardinale dei seminario nella persona di monsignor Francesco della Volpe imolese. Egli è l’ultimo rettore dei Seminario Pio, che nel 1913 viene unito al Seminario Romano nella nuova sede dei Laterano. In questa unione rimane tuttavia distinto il Seminario Pio nella formula – Pontificio Seminario Pio nel Pontificio Seminario Romano “. Gli ex-alunni dei Seminario Pio sono contrarissimi a tale unione, voluta personalmente dal papa San Pio X, specialmente l’ex-direttore Cucchi, vescovo di Senigallia. Ma la saggezza dei rettore monsignor Domenico Spolverini ha contribuito alla concordia. Inoltre ha contribuito a ciò il bollettino Sursum Corda, dove figurano tra le più brillanti una ventina di firme di alunni “piani”, quali Faveri, Bonoli, Barbieri, Rossini, Pasolini, Malfranchi, Brizi.

Gli alunni dì questo seminario, giovani di buon ingegno, nutriti di profondì studi e a contatto con le più elevate autorità della Chiesa, corrono il pericolo di essere tentati a non ritornare più nella propria diocesi e di non rinunziare a quegli avanzamenti ed a quelle cariche, per le quali hanno via libera. Per questo il fondatore ha reso obbligatorio il giuramento prima della ordinazione di far ritorno in diocesi, appena terminati gli studi: la diocesi si può lasciare solo causa missionum exterarum o per la volontà della Santa Sede. Effettivamente le diocesi dello Stato Pontificio hanno avuto dagli alunni “piani” valìdo servizio, specialmente nei seminari, nelle scuole e nella curia. Non pochi di loro raggiungono fama anche fuori di diocesi, quali Ravaglia di Cesena e Lanzoni di Faenza.

Molti di questi alunni sono eletti vescovi, che raggiungono il numero di una settantina, oltre i dieci cardinali e cioè: oltre i ricordati Svampa, Respighi e della Volpe, anche Giustiní, Francesco Ragonesi, GiuHo Serafini, Federico Tedeschini, Valeri, Pietro Parente e Pietro Palazzini. I vescovi dei Seminario Pio finora sono una settantina, tra i quali figurano quattro della diocesi di Senigallia: Tito Maria Cucchi, Guglíelmo Giustini, Ettore Fronzi e Macario Tinti.

Guglielmo Gíustini, terzo alunno dei Seminario Pio, dopo monsignor Francesco Mengoni proposto della cattedrale e monsignor Augusto Maríaniarciprete della medesima, poi vicerettore, professore di filosofia nel seminario diocesano, Abate di Santa Maria di Piazza in Ostra Vetere, viene eletto vescovo di Recanati e Loreto il 28 marzo 1898.

Tito Maria Cucchi, dei quale si è già parlato, nativo di Cerasa diocesi di Fano, ma da sette anni a Senigallia e come chierico di Senigallia entrato nel Seminario Pio, viene eletto vescovo di Senigallia nel 1900 e consacrato il 13 maggio di quell’anno.

Ettore Fronzi nel 1886 a Roma, pro-vicario generale in diocesi, è eletto vescovo di Cagli e Pergola Il12 settembre 1908 e promosso arcivescovo di Camerino, dove fa il suo ingresso il 18 maggio 1919.

Macario Tinti a Roma nel primo dopo guerra dei ’15 – ’18, rettore dei seminario diocesano, delegato vescovile, è eletto vescovo di Fabriano il 17 maggio 1960.

Alunni viventi senigalliesi (alcuni nel frattempo deceduti compreso l’autore del capitolo) deiSeminario Pio, oltre monsignor Tinti, sono: monsignor Alberto Polverari, già delegato vescovile per l’Azione Cattolica, e primo direttore del “La Voce Misena ” ed arciprete della cattedrale; monsignor Gino Papalini, già delegato vescovile, parroco dei Duomo ed ora canonico penitenziere: professor Manlio Brunetti: don Lorenzo Era, parroco di Castel Colonna e canonico della cattedrale; don Egidio Bugugnoli, già rettore dei seminari vescovile e cancelliere vescovile ed ora parroco a Marotta; don Renzo Lavatori, professore al seminario egionale; don Stefano Conigli, vicario parrocchiale a Chiaravalle. Due sono infine gli alunn a Roma del 0 anno di teologia: Paolo Gasperini e Paolo Montesi.

Alberto Polverari

Polverari A., “Pio IX e Senigallia”, Editrice Fortuna Fano, 1993, pp. 21

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