L’Omelia del Sommo Pontefice per le Beatificazioni

Pio IX

È stato molto amato, ma anche odiato e calunniato. In mezzo agli eventi turbinosi del suo tempo è brillata più vivida la luce delle sue virtù.

Giovanni XXIII

Con una ventata di novità che non riguardava la dottrina, ma il modo di esporla, ha inaugurato, pur tra non poche difficoltà, una stagione di speranza per i cristiani e per l’umanità.

Tommaso Reggio

Uomo di fede e di cultura ha saputo farsi, come Pastore, guida attenta dei fedeli in ogni circostanza. Sensibile alle povertà del suo popolo ha dato inizio alla famiglia religiosa delle Suore di Santa Marta.

Guillaume-Joseph Chaminade

Fondatore dei Marianisti, sempre animato dall’amore verso Cristo e dal filiale attaccamento a Maria, rappresenta un richiamo a prestare rinnovata attenzione ai giovani.

Columba Marmion

È stato un direttore spirituale eccezionale prestando molta cura alla vita interiore dei sacerdoti e dei religiosi.

Nei suoi scritti, autentico tesoro di insegnamenti spirituali, indica una via di santità semplice ed esigente

“Cinque personalità diverse, ciascuna con una sua fisionomia e una sua missione, tutte accomunate dall’anelito alla santità… Il loro amore a Dio ed ai fratelli sia luce ai nostri passi in quest’alba del nuovo Millennio”.

È l’auspicio formulato da Giovanni Paolo II durante la solenne Concelebrazione Eucaristica per la beatificazione dei Papi Pio IX e Giovanni XXIII, dell’Arcivescovo Tommaso Reggio, di Guillaume-Joseph Chaminade e di Columba Marmion, presieduta domenica mattina, 3 settembre, in Piazza San Pietro.

ECCO L’ OMELIA DEL SANTO PADRE

Nel contesto dell’Anno Giubilare, è con intima letizia che ho dichiarato beati i due Pontefici Pio IX e Giovanni XXIII, e tre altri servitori del Vangelo nel ministero e nella vita consacrata: l’Arcivescovo di Genova Tommaso Reggio, il sacerdote diocesano Guillaume-Joseph Chaminade, il monaco benedettino Columba Marmion.

Cinque personalità diverse, ciascuna con una sua fisionomia e una sua missione, tutte accomunate dall’anelito alla santità. È appunto la loro santità che oggi riconosciamo: santità che è rapporto profondo e trasformante con Dio, costruito e vissuto nel quotidiano impegno di adesione alla sua volontà. La santità vive nella storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra umanità. Beatificando un suo figlio la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all’imitazione e alla venerazione per le sue virtù, a lode della grazia divina che in esse risplende.

Rivolgo il mio deferente saluto alle Delegazioni ufficiali di Italia, Francia, Irlanda, Belgio, Turchia, Bulgaria, qui convenute per la solenne circostanza. Saluto pure i parenti dei nuovi Beati, insieme con i Cardinali, i Vescovi, le personalità civili e religiose che hanno voluto prendere parte a questa celebrazione. Saluto infine voi tutti, cari Fratelli e Sorelle, che siete accorsi in grande numero a rendere omaggio ai Servi di Dio che la Chiesa oggi iscrive nell’Albo dei Beati.

Ascoltando le parole dell’acclamazione al Vangelo: “Signore, guidaci sul retto cammino”, il pensiero è andato spontaneamente alla vicenda umana e religiosa del Papa Pio IX, Giovanni Maria Mastai Ferretti. In mezzo agli eventi turbinosi del suo tempo, egli fu esempio di incondizionata adesione al deposito immutabile delle verità rivelate. Fedele in ogni circostanza agli impegni del suo ministero, seppe sempre dare il primato assoluto a Dio ed ai valori spirituali. Il suo lunghissimo pontificato non fu davvero facile ed egli dovette soffrire non poco nell’adempimento della sua missione al servizio del Vangelo. Fu molto amato, ma anche odiato e calunniato.

Ma fu proprio in mezzo a questi contrasti che brillò più vivida la luce delle sue virtù: le prolungate tribolazioni temprarono la sua fiducia nella divina Provvidenza, del cui sovrano dominio sulle vicende umane egli mai dubitò. Da qui nasceva la profonda serenità di Pio IX, pur in mezzo alle incomprensioni ed agli attacchi di tante persone ostili. A chi gli era accanto amava dire: “Nelle cose umane bisogna contentarsi di fare il meglio che si può e nel resto abbandonarsi alla Provvidenza, la quale sanerà i difetti e le insufficienze dell’uomo”.

Sostenuto da questa interiore convinzione, egli indisse il Concilio Ecumenico Vaticano I, che chiarì con magisteriale autorità alcune questioni allora dibattute, confermando l’armonia tra fede e ragione. Nei momenti della prova, Pio IX trovò sostegno in Maria, di cui era molto devoto. Proclamando il dogma dell’Immacolata Concezione, ricordò a tutti che nelle tempeste dell’esistenza umana brilla nella Vergine la luce di Cristo, più forte del peccato e della morte.

“Tu sei buono e pronto al perdono” (Ant. d’ingr.). Contempliamo quest’oggi nella gloria del Signore un altro Pontefice, Giovanni XXIII, il Papa che colpì il mondo per l’affabilità del tratto, da cui traspariva la singolare bontà dell’animo. I disegni divini hanno voluto che la beatificazione accomunasse due Papi vissuti in contesti storici ben diversi, ma legati, al di là delle apparenze, da non poche somiglianze sul piano umano e spirituale. È nota la profonda venerazione che Papa Giovanni aveva per Pio IX, del quale auspicava la beatificazione. Durante un ritiro spirituale, nel 1959, scriveva nel suo Diario: “Io penso sempre a Pio IX di santa e gloriosa memoria, ed imitandolo nei suoi sacrifici, vorrei essere degno di celebrarne la canonizzazione” (Giornale dell’Anima, Ed. San Paolo, 2000, p. 560).

Di Papa Giovanni rimane nel ricordo di tutti l’immagine di un volto sorridente e di due braccia spalancate in un abbraccio al mondo intero. Quante persone sono state conquistate dalla semplicità del suo animo, congiunta ad un’ampia esperienza di uomini e di cose! La ventata di novità da lui portata non riguardava certamente la dottrina, ma piuttosto il modo di esporla; nuovo era lo stile nel parlare e nell’agire, nuova la carica di simpatia con cui egli avvicinava le persone comuni e i potenti della terra. Fu con questo spirito che egli indisse il Concilio Ecumenico Vaticano II, col quale aprì una nuova pagina nella storia della Chiesa: i cristiani si sentirono chiamati ad annunciare il Vangelo con rinnovato coraggio e con più vigile attenzione ai “segni” dei tempi. Il Concilio fu davvero un’intuizione profetica di questo anziano Pontefice che inaugurò, pur tra non poche difficoltà, una stagione di speranza per i cristiani e per l’umanità.

Negli ultimi momenti della sua esistenza terrena, egli affidò alla Chiesa il suo testamento: “Ciò che più vale nella vita è Gesù Cristo benedetto, la sua Santa Chiesa, il suo Vangelo, la verità e la bontà”. Questo testamento vogliamo raccogliere oggi anche noi, mentre rendiamo gloria a Dio per avercelo donato come Pastore.

“Siate di quelli che mettono in pratica e non soltanto ascoltatori” (Gc 1, 22). A queste parole dell’apostolo Giacomo fa pensare l’esistenza e l’apostolato di Tommaso Reggio, sacerdote e giornalista, divenuto poi Vescovo di Ventimiglia e infine Arcivescovo di Genova. Fu uomo di fede e di cultura e, come Pastore, seppe farsi guida attenta dei fedeli in ogni circostanza. Sensibile alle molteplici sofferenze e povertà del suo popolo si fece carico di un aiuto tempestivo in tutte le situazioni di bisogno. Proprio in questa prospettiva egli diede inizio alla Famiglia religiosa delle Suore di Santa Marta, affidando ad esse il compito di prestare il loro aiuto ai Pastori della Chiesa, soprattutto nel campo caritativo ed educativo.

Il suo messaggio è riconducibile a due parole: verità e carità. La verità innanzitutto, che significa ascolto attento della parola di Dio e slancio coraggioso nel difendere e diffondere gli insegnamenti del Vangelo. E poi la carità, che spinge ad amare Dio e, per amore suo, ad abbracciare tutti, perché fratelli in Cristo. Se una preferenza ci fu nelle scelte di Tommaso Reggio, essa fu per quanti si trovavano nella difficoltà e nella sofferenza. Ecco perché egli viene oggi proposto come modello a Vescovi, sacerdoti e laici, oltre che a quanti fanno parte della sua Famiglia spirituale.

La béatification, durant l’année jubilaire, de Guillaume-Joseph Chaminade, fondateur des marianistes, rappelle aux fidèles qu’il leur appartient d’inventer sans cesse des manières nouvelles d’être témoins de la foi, notamment pour rejoindre ceux qui sont loin de l’Eglise et qui n’ont pas les moyens habituels de connaître le Christ.

Guillaume-Joseph Chaminade invite chaque chrétien à s’enraciner dans son Baptême, qui le conforme au Seigneur Jésus et lui communique l’Esprit Saint.

L’amour du Père Chaminade pour le Christ, qui s’inscrit dans la spiritualité de l’Ecole française, le pousse à poursuivre inlassablement son oeuvre par des fondations de familles spirituelles, dans une période troublée de l’histoire religieuse de France. Son attachement filial à Marie l’a maintenu dans la paix intérieure en toute circonstance, l’aidant à faire la volonté du Christ. Son souci de l’éducation humaine, morale et religieuse est pour toute l’Eglise un appel à une attention renouvelée pour la jeunesse, qui a besoin tout à la fois d’éducateurs et de témoins pour se tourner vers le Seigneur et prendre sa part dans la mission de l’Eglise.

Aujourd’hui, l’Ordre bénédictin se réjouit de la béatification d’un de ses plus illustres fils, Dom Columba Marmion, moine et Abbé de Maredsous. Dom Marmion nous a légué un authentique trésor d’enseignement spirituel pour l’Eglise de notre temps. Dans ses écrits, il enseigne un chemin de sainteté, simple et pourtant exigeant, pour tous les fidèles, que Dieu par amour a destinés à être ses fils adoptifs dans le Christ Jésus (cf. Ep 1, 5). Jésus Christ, notre Rédempteur et source de toute grâce, est le centre de notre vie spirituelle, notre modèle de sainteté.

Before entering the Benedictine Order, Columba Marmion spent some years in the pastoral care of souls as a priest of his native Archdiocese of Dublin. Throughout his life Blessed Columba was an outstanding spiritual director, having particular care for the interior life of priests and religious. To a young man preparing for ordination he once wrote: “The best of all preparations for the priesthood is to live each day with love, wherever obedience and Providence place us” (Letter, 27 December 1915).

May a widespread rediscovery of the spiritual writings of Blessed Columba Marmion help priests, religious and laity to grow in union with Christ and bear faithful witness to him through ardent love of God and generous service of their brothers and sisters.

Ai novelli Beati Pio IX, Giovanni XXIII, Tommaso Reggio, Guillaume-Joseph Chaminade e Columba Marmion chiediamo con fiducia che ci aiutino a vivere in modo sempre più conforme allo Spirito di Cristo. Il loro amore a Dio ed ai fratelli sia luce ai nostri passi in quest’alba del Terzo Millennio!

Delle parti dell’omelia pronunciata dal Papa in lingua francese ed inglese, pubblichiamo una traduzione italiana:

Durante questo Anno Giubilare, la beatificazione di Guillaume-Joseph Chaminade, fondatore dei Marianisti, ricorda ai fedeli che hanno il compito di trovare sempre nuovi modi per essere testimoni della fede, e in particolare per arrivare a coloro che sono lontani dalla Chiesa e non dispongono degli abituali mezzi per conoscere Cristo.

Guillaume-Joseph Chaminade invita ogni cristiano a radicarsi nel Battesimo, che rende conforme a Gesù e infonde lo Spirito Santo.

L’amore di Padre Chaminade verso Cristo, che si inserisce nella spiritualità della Scuola Francese, lo spinse a portare avanti instancabilmente la sua opera attraverso la fondazione di famiglie spirituali, in un periodo particolarmente tormentato della storia della Chiesa in Francia. Il suo filiale attaccamento a Maria gli permise di sperimentare la pace interiore in ogni circostanza, aiutandolo a fare sempre la volontà di Dio. Il modo in cui ebbe cura dell’educazione umana, morale e religiosa rappresenta per tutta la Chiesa un richiamo a prestare una rinnovata attenzione ai giovani, che hanno bisogno al tempo stesso di educatori e di testimoni per volgere il loro sguardo al Signore e svolgere completamente il loro ruolo nella missione della Chiesa.

Oggi, l’Ordine Benedettino gioisce per la beatificazione di uno dei suoi più illustri figli, Dom Columba Marmion, monaco e Abate di Maredsous. Dom Marmion ha lasciato in eredità alla Chiesa dei nostri tempi un autentico tesoro di insegnamenti spirituali. Nei suoi scritti indica una via di santità, semplice e tuttavia esigente, per tutti i fedeli che Dio, per amore, ha destinato ad essere suoi figli adottivi in Cristo Gesù (cfr Ef 1,5). Gesù Cristo, nostro Redentore e fonte di ogni grazia, è il centro della nostra vita spirituale e nostro modello di santità.

Prima di entrare nell’ordine Benedettino, Columba Marmion trascorse alcuni anni nella sollecitudine pastorale delle anime come sacerdote della sua Arcidiocesi di Dublino, sua città natale. Nel corso della sua vita il beato Columba è stato un direttore spirituale eccezionale prestando molta cura alla vita interiore dei sacerdoti e dei religiosi.

Scrisse a un giovane che si preparava all’Ordinazione: “La miglior preparazione alla vita sacerdotale è vivere ogni giorno con amore laddove la Provvidenza e l’Obbedienza ci collocano” (Lettera, 27 dicembre 1915). Che un’ampia riscoperta degli scritti spirituali del beato Columba Marmion aiuti i sacerdoti, i religiosi e i laici a crescere in unione con Cristo e a recare una testimonianza fedele attraverso l’amore ardente di Dio e il servizio generoso verso i propri fratelli e le proprie sorelle.

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