Maximae quidem

Assai consolante fu per Noi, afflitti da gravissime preoccupazioni ed angustie, la Vostra graditissima Lettera che Ci inviaste il 20 luglio, Venerabili Fratelli, durante il congresso da Voi tenuto a Bamberga per confrontare le Vostre opinioni e per stabilire quei provvedimenti che, soprattutto in questi tempi calamitosi, possono concorrere a tutelare la causa, la dottrina, i diritti della Chiesa Cattolica e a preservare ogni giorno di più la salute dei Vostri fedeli. Infatti nella stessa Lettera rifulgono in ogni passo la Vostra eccelsa e riconosciuta fede verso di Noi e verso questa Cattedra di Pietro, l’amore, l’obbedienza e il mirabile zelo che Vi pervade nel far di tutto perché i fedeli, affidati particolarmente alla Vostra vigilanza, seguano con somma e dovuta riverenza e obbedienza Noi e la stessa Cattedra di Pietro, che è il centro della unità cattolica e non solo il capo di tutte le Chiese, ma altresì la madre e la maestra, colei che allontana da ogni dove le tenebre dell’errore ed è porto sicuro per chi è agitato dai flutti. Pertanto proviamo una grande gioia per questa Vostra eminente virtù episcopale e Ci congratuliamo di vero cuore con Voi, Venerabili Fratelli, poiché con la Vostra azione e con le lettere pastorali indirizzate ai fedeli affidati alla Vostra cura, avete fatto conoscere, con le dovute e meritate lodi, quella strettissima e ammirevole unità di tutte le Sacre Gerarchie dell’intiero mondo cattolico che sopravvive, in questi tempi luttuosi, col Vicario di Cristo in terra e con questa Apostolica Sede per singolare grazia di Dio e che rifulge ogni giorno di più per tante splendide azioni. E ancor più Ci rallegriamo del convegno che avete tenuto a Bamberga nel quale Voi tutti, Venerabili Fratelli, con intenti pienamente concordi, in ragione del severo impegno richiesto dal Vostro ministero episcopale, avete adottato quelle decisioni che, soprattutto in questi tempi, avete ritenute più idonee a tutelare la causa della Chiesa, a far valere le sue ragioni e a reprimere gli empi tentativi dei nemici che bisogna sconfiggere con l’unanime, costante e vigilante impegno dei Vescovi. E certamente, fra l’altro, spetta ai Vescovi (come già avete compreso) combattere fieramente contro i nemici della nostra santissima religione, particolarmente in questa nostra funesta epoca.

Pertanto i Vescovi, forti del divino ausilio, devono con assidua sollecitudine alzare la loro voce episcopale e predicare il Vangelo a tutti, annunciare, trasmettere, spiegare e inculcare le eterne verità della nostra fede, la dottrina, i precetti e i dogmi dell’augusta religione ai sapienti e agl’ignoranti. Con altrettanto zelo gli stessi preposti ai sacri riti hanno l’obbligo di esporre e mostrare sia ai Sommi Principi, sia ai Governi, i mali e i danni (assai funesti e mai abbastanza deplorati) che ricadono sui popoli e sugli stessi Principi quando, come oggi, si disprezza la religione: e prevale l’incredulità che, suggerita dalle tenebre sotto l’ingannevole apparenza di progresso sociale, si rafforza e domina ogni giorno di più a gravissimo detrimento della comunità cristiana e civile e perverte e corrompe in modo miserando le menti e gli animi degli uomini. Perciò fu motivo di sommo gaudio per Noi apprendere che Voi, Venerabili Fratelli, avete inviato una Lettera a codesto carissimo in Cristo Figlio Nostro, l’illustre Re di Baviera, perché siano difesi la nostra santissima Religione e i suoi diritti, e Ci sostiene la speranza che lo stesso Serenissimo Principe, per la pietà, la giustizia e l’equilibrio del suo animo, si adoperi di assecondare volentieri i vostri giustissimi desideri e le vostre richieste.

Certamente non ignorate, Venerabili Fratelli, che vi è un altro dovere che i Sacri Pastori devono compiere con ogni più tenace sforzo. È necessario che essi, con costante coraggio, difendano la libertà della Chiesa Cattolica, che fu generata dal sangue del Figlio Unigenito di Dio, sposo della stessa Chiesa, e che si battano virilmente per tutti i venerandi diritti della Chiesa stessa, ad essa divinamente elargiti. Inoltre è necessario che i Vescovi, con la parola e con gli scritti, non desistano mai dal richiamare alla memoria di tutti che la Chiesa è sempre esistita ed esiste perché è salvifica la forza della sua dottrina e sapientissime sono le sue leggi e le sue istituzioni; perché non solo è madre e maestra di tutte le virtù e persecutrice di tutti i vizi, ma è anche colei che fonda e modera, tra tutte le genti, la vera umanità, l’onestà, la civiltà, la libertà, il progresso, la prosperità, la tranquillità; essa sola può saldamente consolidare e salvare l’ordine pubblico dell’umano consorzio che dovunque in questi giorni è tanto violentemente sconvolto dall’empietà e dalla ribellione. Vi rivolgiamo dovute e meritate lodi, Venerabili Fratelli, perché con la Vostra Lettera inviata a codesto Governo – oltre che solleciti del bene e della guida delle scuole popolari – avete difeso in proposito la dottrina, l’autorità e i diritti della Chiesa Cattolica con ogni argomento, con forza e con intelligenza, fedeli allo spirito con cui Noi nella Nostra Epistola inviata al Venerabile Fratello Ermanno, Arcivescovo di Friburgo in Brisgovia, il giorno 14 luglio di quest’anno, fummo costretti a tutelare e rivendicare i diritti della Chiesa, al riparo dai tentativi e dalle macchinazioni dei nemici che nel Granducato di Baden giunsero al punto di proporre leggi atte a distruggere del tutto l’indirizzo cristiano delle scuole. Sebbene Noi teniamo in gran conto le ragioni per cui, Venerabili Fratelli, vi siete preoccupati tanto di difendere i diritti della Chiesa per quanto riguarda le scuole popolari, tuttavia non possiamo, in questa occasione, trattenerci dal sollecitare con insistenza l’insigne Vostro zelo episcopale affinché operiate in modo attivo e combattivo, così che siano riconosciuti e preservati gli stessi diritti della Chiesa circa le scuole superiori di lettere e delle più severe discipline. Infatti, in virtù della Vostra saggezza, ben sapete che una volta rimosse da queste scuole la dottrina, l’autorità e la vigilanza che provengono dalla Chiesa, più gravi danni e mali deriveranno, dal momento che saranno contagiati da errori e da false dottrine gli uomini del ceto più qualificato, che sono destinati a ricoprire pubblici incarichi di governo e che di solito contribuiscono a formare lo spirito della società civile.

A questo punto, Venerabili Fratelli, Vi supplichiamo di tenere presente quanto Noi esponemmo al Venerabile Fratello Gregorio, Arcivescovo di Monaco, con la Nostra Epistola del 21 dicembre dello scorso anno, circa la diffusione delle discipline filosofiche e teologiche, e Vi esortiamo vivamente a dedicare senza tregua tutte le Vostre cure e i Vostri pensieri a promuovere ogni giorno di più l’accurata formazione e l’educazione del Clero, e a non lasciare nulla di intentato, in modo che il Vostro Clero riceva quella piena e solida formazione che, attinta da pure e incontaminate fonti e sorretta dal comune insegnamento della Chiesa Cattolica, allontani tutti quei pericoli di cui sono evidentemente colpevoli gli odierni nuovi metodi d’insegnamento, fondati sulla libertà (o piuttosto sulla licenza) del sapere, e tanto ostentati. Perciò, Venerabili Fratelli, desideriamo ardentemente che vogliate richiamare alla memoria ed applicare tutte quelle disposizioni che già altre volte comunicammo e caldamente raccomandammo a tutti e ai singoli del Vostro Ordine episcopale circa la costruzione e la direzione dei Seminari per i Chierici in conformità delle sagge prescrizioni del Concilio Tridentino.

Siamo poi fermamente persuasi che Voi, Venerabili Fratelli, in virtù della Vostra esemplare religiosità e del Vostro zelo episcopale, difenderete energicamente gli altri diritti della Chiesa che non sono ancora pienamente riconosciuti in Baviera, e per i quali i Vescovi della Baviera non omisero di elevare le loro proteste soprattutto nel convegno di Frisinga. Perciò di tutto cuore approviamo la Vostra decisione di convocare ogni anno il Vostro congresso. Ciò tuttavia non deve impedire in alcun modo che Voi, Venerabili Fratelli, facciate ogni tentativo perché possiate quanto prima concelebrare i Sinodi provinciali (come è nei Nostri voti) secondo la prescrizione dei Sacri Canoni, come hanno fatto in Germania altri Vescovi nelle loro province ecclesiastiche, con sommo gaudio dell’animo Nostro e a beneficio dei loro fedeli. Sicuramente nulla a Noi sarà più gradito che recare a Voi, in questa circostanza, ogni aiuto e soccorso.

Vogliamo infine che abbiate per certa la benevolenza particolare con cui Vi seguiamo. Di tale benevolenza ricevete, come sicuro pegno, l’Apostolica Benedizione che dal profondo del cuore impartiamo a Voi stessi, Venerabili Fratelli, a tutti i Sacerdoti e ai fedeli Laici affidati alla cura di ciascuno di Voi.

Dato a Castel Gandolfo, il 18 agosto 1864, nell’anno decimonono del Nostro Pontificato.

 

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