Pio IX e le ferrovie

Gli ultimi anni dello Stato Pontificio, sotto la guida del grande Pio IX, videro un progresso incredibile nelle istituzioni sociali e nelle opere pubbliche, fra cui il progetto di una grande rete ferroviaria che avrebbe richiesto ardue imprese e che fu iniziata e portata a termine dal governo papale in gran parte e – dopo la conquista italiana – terminata dallo Stato italiano.

La ferrovia rappresentava in quegli anni una grande speranza di progresso e di miglioramento della vita sociale ed economica. La prima era stata costruita in Inghilterra nel 1830.

LE PRIME FERROVIE IN ITALIA

L’Italia non possedeva le materie prime per costruire e alimentare i treni, cioè il ferro e il carbone: doveva farseli fornire dall’Inghilterra o dalla Germania. Sembrò strano che proprio il Re delle Due Sicilie, ritenuto poco progressista, fosse il primo in Italia ad inaugurare una ferrovia: la Napoli – Portici (1839). Nel 1843 inaugurò la Napoli – Caserta e nel 1844 la Portici – Castellamare e la Capua – Caserta, giungendo perfino a costruire la locomotiva nell’opificio di Pietrarsa. Anche il Lombardo-Veneto, la Toscana e il Piemonte formarono le loro piccole reti ed a Torino si aprirono le Officine Giovanni Ansaldo, dove si fabbricavano le locomotive.

IL RITARDO DI GREGORIO XVI

Anche nello Stato Pontificio i cittadini più illuminati avrebbero voluto costruire ferrovie, ma fino al 1846 sedette sul sacro soglio papa Gregorio XVI, che diffidava di questa novità; il suo computista generale, cav. Angelo Galli, elencava nel 1846 cinque obiezioni sollevate dai Conservatori di allora:

  • La ferrovia accresce il pauperismo
  • è di danno ai commercianti
  • compromette la sicurezza degli Stati
  • compromette la sicurezza interna
  • facilita il contrabbando e l’introduzione di merci estere.

Nonostante questo, però, il Galli pubblicava, sempre nel 1846, un fascicolo nel quale esaminava tali obiezioni, le ribatteva una ad una e concludeva il suo coraggioso intervento affermando: “Le Ferrovie sono un progresso per la facilità e la rapidità delle comunicazioni e dei trasporti”.

NOTIFICAZIONE DI PIO IX PER LA COSTRUZIONE DI TRE GRANDI LINEE

Il 7 novembre 1846 uscì la Notificazione del Segretario di Stato, card. Gizzi, che annunziava l’inizio dei lavori per tre linee:

1  Roma – Frascati; Roma – Velletri – Ceprano (confine col regno di Napoli). Tale linea fu detta “Pio Latina”

2  Roma – Porto d’Anzio; Roma – Civitavecchia; Roma – Terni -Spoleto – Foligno – Ancona, detta “Pio Centrale”

3  Ancona – Bologna e poi Bologna – Ferrara, fino al Po (confine dello Stato), detta “Pio Emilia”.

La linea Firenze – Roma fu oggetto di lunghe trattative, negoziazioni e convenzioni tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana; c’erano molte difficoltà naturali, economiche, politiche.

Una pubblicazione del Petitti del 1845 illustrava l’importanza storica, commerciale, turistica della linea Firenze – Roma – Napoli.

Da Firenze partirono le prime rotaie: si arrivò ad Empoli nel 1848, a Siena nel 1849, a Chiusi nel 1847 e a Orte – Roma il 10 marzo 1874

Un giornale francese del 1847 esaltava le direttive illuminate e “amiche del progresso” di questo papa innovatore.

INIZIO FERROVIA: ROMA – ANCONA, ANCONA –  BOLOGNA, BOLOGNA – FERRARA

Nel 1855 furono iniziati i lavori della Roma – Ancona – Bologna. Per accelerarne il compimento la divisero in tre sezioni affidate a tre ditte appaltatrici che avevano l’ordine di lavorare “contestualmente”, ma con maggior forza nella sezione Roma – Foligno.

La società più importante fu la Casavaldès, che poi prese il nome di Société Generale des Chemins de Fer Romains, detta “Pio Centrale”. Il 25-3-1859 fu terminata la linea Roma – Civitavecchia, la cui stazione era fuori Porta Portese. Era stato necessario costruire sul Tevere un gran ponte di ferro levatoio nella campata centrale, fabbricato in Inghilterra.

Il 29-12-1862 fu inaugurata la Roma – Velletri (“Pio Latina”) con stazione presso le Tenne di Diocleziano. Nel 1862 si giunse a Ceprano.

L’IMPORTANZA DELLA LINEA ROMA – BOLOGNA

Forse nessuna ferrovia emozionò tanto gli animi come questa Roma – Ancona. Intanto era la prima ad unire il Tirreno (detto anche, allora, “Mediterraneo”) all’Adriatico; passava attraverso terre piene di città antiche e famose come Assisi e Perugia, che si agitavano per avere una propria stazione e quando, per motivi di praticità, si scelse un percorso più facile, levarono alti lamenti e trovarono anche fra gli stranieri chi protestò per la loro esclusione.

Per tenere al corrente il pubblico delle notizie dei lavori, la Società stampò un settimanale: “Il Giornale delle Strade Ferrate”.

Le grandi opere di ingegneria furono cantate in versi e celebrate con lapidi. E furono davvero importanti: tra lunghi tunnel (Balduina, Fossato, Gola della Rossa); due ponti sul Tevere, uno sull’Esino e alcuni grandi viadotti. Solo per fare le traversine fu necessario abbattere circa 149.000 querce: il manto secolare delle nostre regioni sacrificato al progresso.

I lavori, dati in appalto fino al 1856, cominciarono solo nel 1864. Si ebbe un ritardo per il fallimento dell’impresa York, appaltatrice di un tratto di 170 km. La linea fu poi terminata per sopravvenuto Regno d’Italia nel 1866. Una medaglia simbolica

Resta una medaglia coniata per il XII anniversario dei papato di Pio IX (1858), recante da una parte l’effige del papa, dall’altra l’allegoria della locomotiva in corsa sulla quale siede una figura alata rappresentante il commercio, col caducèo di Mercurio in mano. Sullo sfondo la cupola di S.Pietro.

Ma poi quando il 29 aprile 1866 si aprì al pubblico il tronco Foligno – Ancona (Ancona era già in mano del regno d’Italia fin dal 1860), non si fece nemmeno la festa di inaugurazione.

Il nuovo governo completava i lavori iniziati da Pio IX e affrettava i collegamenti anche dalla parte della Toscana. Ma arrivò prima il Papa, nel 1866, col ramo Terontola – Ellera C. – Perugia – Ponte S.Giovanni. L’anno dopo gli italiani completarono il tragitto Civitavecchia – Pisa – Firenze, passando dal Chiarone. Tragitto che era lungo 42 km in più.

COME TROVARONO GLI OCCUPANTI LE FERROVIE VATICANE ?

Le linee Firenze – Roma furono usate ambedue dalle truppe di Nino Bixio, Cadorna, ecc. per la conquista di Roma (20-9-1870).

Gli occupanti trovarono le ferrovie vaticane ben provviste: la stazione aveva tre binari principali e sei di ricovero. C’erano poi 29 locomotive, 89 vetture, una vettura-salone, 25 bagagliai, 5 cavallai. 1 treni merci comprendevano 300 carri coperti, 120 carri piani, 34 a bilico, 12 per materiali vari e 3 di soccorso.

Nota: Il 7 febbraio 1989 nella stazione ferroviaria di Senigallia si è inaugurato solennemente un busto a Pio IX, dono dei ferrovieri del compartimento di Ancona, con questa motivazione:

A Pio IX

ideatore e promotore
delle linee ferroviarie
Roma-Ancona e Ancona-Bologna
I ferrovieri del Compartimento di Ancona

Il treno di Pio IX, costruito nel 1858, viene trasferito a Palazzo Braschi (video)

I commenti sono chiusi.