Romani, e quanti siete Figli e Sudditi Pontifici, ascoltate ancora una volta la voce di un Padre che vi ama e che desidera vedervi amati e stimati da tutto il mondo.
Roma è la Sede della Religione, ove sempre ebbero stanza i Ministri della medesima, che sotto diverse forme costituiscono quella mirabile varietà della quale è bella la Chiesa di Gesù Cristo. Noi v’invitiamo tutti e vi inculchiamo di rispettarla, e di non provocare giammai il terribile anatema di un Dio sdegnato, che fulminerebbe le sue sante vendette contro gli assalitori degli Unti suoi. Risparmiate uno scandalo del quale il mondo intero resterebbe meravigliato, e la maggior parte dei sudditi afflitta e dolente. Risparmiate il colmo all’amarezza, ond’è già travagliato il Pontefice per fatti di simil genere testé accaduti altrove. Ché se anche fra gli uomini, che in qualunque Istituto appartengono alla Chiesa di Dio, ve ne fossero di quelli che meritassero, per la loro condotta, la disistima e la diffidenza, è sempre aperta la strada alle rappresentanze legali: quando esse siano giuste, Noi, come Sommo Pontefice, saremo pronti ad accoglierle per provvedervi.
Siamo persuasi che queste parole basteranno a far tornare in senno tutti coloro i quali (speriamo siano pochi) avessero formato qualche pravo disegno, la cui esecuzione, mentre servirebbe al Nostro cuore di acuto dolore, chiamerebbe sul loro capo i flagelli che Dio sempre scagliò sopra gl’ingrati. Ché se queste Nostre voci, per somma sventura, non bastassero a trattenere i traviati, Noi intendiamo di far prova della fedeltà della Civica, e di tutte le forze che sono da Noi destinate a mantenere l’ordine pubblico. Noi siamo pieni di fiducia di vedere il buon effetto di queste Nostre disposizioni, e di veder sostituita in tutto lo Stato all’agitazione la calma, e i pratici sentimenti di Religione, che deve professare un popolo eminentemente cattolico, sul quale hanno diritto di prendere norma le altre nazioni.
Non vogliamo amareggiare il Nostro spirito e il cuore di tutti i buoni con la previsione delle risoluzioni che saremmo costretti a prendere per non soffrire lo spettacolo dei flagelli con i quali Iddio suole richiamare i popoli dagli errori; e invece speriamo che la Benedizione Apostolica, che spargiamo sopra tutti, allontanerà ogni funesto presagio.
Dato a Roma, presso Santa Maria Maggiore, il 14 marzo 1848, anno secondo del Nostro Pontificato.